Chi hai “deciso” di essere?

Sono una persona che si sottomette agli altri ma, non me ne sono mai accorta fino a quando me lo ha fatto notare una mia amica. Io dico sempre di sì anche quando vorrei dire di no. Sento una spinta che mi proviene dal di dentro e che mi obbliga ad avere quel comportamento. Sono una ragazza mite e disponibile anche quando non mi va e a volte percepisco dentro di me una forte rabbia che riesco a contenere a fatica ma, ci riesco sempre. E’ come un copione da seguire alla lettera, non so fare altro, ma perché sono così? La mia amica mi dice che è colpa mia se sono così e che mi debbo ribellare e tirare fuori il mio carattere, ma come faccio ad essere diversa se non so cosa mi spinge in questa direzione? Io penso che sia il mio carattere e basta ma, se ci fosse una soluzione cercherei di utilizzarla. Grazie 

                                                                                                                       ELISABETTA

 

Quando nasciamo non siamo noi a decidere chi essere ma, inizialmente, i nostri geni. Poi, interagendo con l’ambiente circostante si  improntano e si definiscono le nostre caratteristiche personali. Nel bambino il genitore può creare dei comportamenti reattivi al modo di interagire con lui e generare, così, degli atteggiamenti di adattamento che poi potranno essere definiti le caratteristiche della persona in crescita. Se un bambino vive con un genitore aggressivo può sviluppare due tipi di atteggiamento: o di sottomissione, perché ha paura e quindi vuole placare la sua ira ubbidendogli e sottomettendosi, o diventare aggressivo, a sua volta, con gli altri. Sembra, purtroppo, che chi decide chi essere siano i nostri genitori che, con le loro esperienze emotive, condizionano e modellano l’andamento della crescita del bambino. Il sottomettersi denota la messa in atto di un meccanismo di difesa, che inizialmente ci aiuta a superare le difficoltà ma che, a lungo andare, diventa un’abitudine di vita dalla quale non sappiamo più come distaccarcene. La sua sottomissione, Elisabetta, denota un atteggiamento di paura nei confronti di una delle due figure genitoriali che ha fatto scattare, in lei, il meccanismo di difesa dal quale non riesce più a venir fuori. Lei non conosce, purtroppo, le sue potenzialità personali perché bloccate dal meccanismo di difesa in atto, che incanalando le sue risorse interiori, crea lo svantaggio di sentirsi chiusa ed incapace di cambiare atteggiamento e migliorare la qualità della sua stessa vita. Ogni giorno, Elisabetta, cominci a dire di no a piccole cose che le vengono  richieste; cominci a decidere chi vuole essere, con la sua volontà può riuscirci. Imparerà che il no non è soltanto una risposta negativa ma, se utilizzato nel modo più opportuno, ed in relazione allo stato emotivo del momento, l’aiuterà ad affermare se stessa e a sentirsi più sicura. A volte è opportuno avere una piccola dose di aggressività nelle relazioni interpersonali che, se gestita con intelligenza e prontezza può renderci consapevoli di come sia importante ed utile gestire la propria vita. Si ricordi i meccanismi di difesa se all’inizio sono utili, poi finiscono per determinare i nostri comportamenti e le nostre abitudini, facendoci diventare quello che non volevamo essere: sottomessi! Reagisca, e cerchi di diventare quello che ha deciso di essere.

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