Gli attacchi di panico e gli attacchi di ansia: Ricordi emotivi dell’inconscio

GLI ATTACCHI DI PANICO E GLI ATTACCHI DI ANSIA: RICORDI EMOTIVI DELL’INCONSCIO.

COME ELIMINARLI DEFINITIVAMENTE CON IL METODO DEL “RESET PSICOLOGICO”

 

Si parla tanto di “Attacchi di Panico”. Si definiscono il male del nostro secolo. Le statistiche parlano chiaro, al momento sono più di due milioni gli italiani che soffrono di disturbo denominato DAP (disturbo da attacchi di panico). Tutti pensano che vengano  causati da forti stress, troppe responsabilità che non riescono a gestire, per un lutto o una separazione, ma, invece, vi farò comprendere che non sono quelle le cause. I sintomi in quasi tutti i casi sono gli stessi: senso di soffocamento, capogiri, sudorazione, tremori, dolori al petto, sentirsi estraniati dal proprio corpo o ancora, avere la sensazione che stia per succedere un qualcosa di terribile, sentirsi sul punto di morire. In media un attacco di panico dura dai 2 agli 8 minuti ed è veramente una delle esperienze più stressanti che un individuo possa affrontare: si comincia con un’ansia inspiegabile che a poco a poco aumenta rilasciando l’adrenalina che fa aumentare il battito cardiaco (tachicardia), la respirazione (iperventilazione) e la sudorazione. Succede poi che l’iperventilazione, ossia l’aumento del ritmo della respirazione, attui dei meccanismi come l’abbassamento di anidride carbonica nel sangue e conseguentemente avvertiremo tremolio, vertigini, senso di stordimento, intorpidimento e formicolio. Spiegherò qui di seguito cosa sono realmente e come eliminarli definitivamente, in cinque sedute, con il metodo del “Reset Psicologico” da me ideato e adottato in terapia già da due anni con enorme successo.

Quando parliamo della coscienza “Il ricordo” è sempre associato ad immagini, mentre per l’inconscio i ricordi hanno solo sensazioni fisiche ed emotive. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che gli eventi negativi, che ci capitano durante l’arco della nostra vita, non sempre vengono ricordati attraverso le immagini. Percependoli solo attraverso i sensi, e non sapendone dare un significato razionale,  proviamo paura in un momento in cui tutto va bene, o che tutto intorno a noi è tranquillo, come ad una festa, in un supermercato, in un ristorante, o a casa, per esempio, o mentre stiamo dormendo e ci svegliamo tutti sudati in preda al panico, cosa succede? E perché? Il ricordo razionale ci fa capire che quelle immagini appartengono al passato insieme alle sensazioni che lo accompagnano, mentre il ricordo di sole sensazioni ci fanno provare una realtà diversa, in cui il ricordo diventa il nostro presente, il nostro momento di paura, la cosiddetta  “paura immotivata”. Una signora di circa 45 anni mi scrisse una lettera in cui mi descriveva i suoi attacchi di panico che duravano da circa sette anni. Aveva fatto cure farmacologiche, psicoterapia cognitivo comportamentale, cure omeopatiche, ipnosi regressiva, addirittura era andata, anche, da una “maga”,  ma quei maledetti attacchi, come, lei, li definiva, non ne volevano sapere di andare via. Mi scrisse che un giorno andando al supermercato con sua figlia, durante il tragitto in macchina, cominciò a sentirsi male: giramenti di testa, mancanza di aria, secchezza della bocca, tremore in tutto il corpo, dolore al petto, formicolii e paura di un infarto. I classici sintomi di un attacco di panico. Nonostante tutto arrivarono al supermercato e scendendo dalla macchina cominciò a sentirsi meglio. Però, dopo un po’ che erano in giro, con i carrelli della spesa, le ripresero quei sintomi che la costrinsero ad uscire velocemente dal supermercato. La figlia la riportò a casa, ma durante il tragitto i sintomi aumentarono talmente tanto che passò prima dal pronto soccorso. Una volta a casa cominciò a stare meglio, pensando che l’effetto del tranquillante, datole in ospedale, aveva, finalmente, messo fine a quello stato di malessere generalizzato. Quando venne da me, nel mio studio, mi descrisse nuovamente il suo attacco che affrontammo con il metodo del “RESET PSICOLOGICO” risolvendolo. Non le sembrò vero che dopo tanti anni di sofferenza era, finalmente, libera. Ma, ora, andiamo a capire perché la signora ebbe quell’attacco di panico, in modo da chiarire come nasce un attacco. Circa sette anni prima, si stava preparando, intorno alle cinque del mattino, per andare in campagna a raccogliere i kiwi, quando all’improvviso udì delle urla di donna provenire dalla strada. Lei abitava in una villetta sita in un posto molto isolato, di conseguenza poté udire chiaramente che la donna veniva picchiata duramente da un uomo che le urlava delle parole indescrivibili. Continuò a prepararsi con molta tensione; quelle persone erano a due passi dalla finestra della sua camera da letto al piano terra. Era da sola, perché il marito era fuori per lavoro, e la figlia, sposata, stava a casa sua. Ormai, pronta, doveva uscire per prendere la macchina ed andare a lavorare. Le urla erano finite, ma una volta fuori si accorse che la donna era per terra come morta. Presa da un forte spavento si mise in macchina e scappò via con le gambe che le tremavano ed i piedi che non riuscivano a staccare bene i pedali frizione acceleratore. Cominciò a piangere, ad avere palpitazioni, dolori in tutto il corpo, tensioni al petto e faceva fatica a respirare, tanto che dopo qualche chilometro si fermò perché non ce la faceva più a guidare. Poi si riprese, ma se ne andò a casa della figlia raccontandole l’accaduto. La signora, poi, ritornò a casa sua facendosi accompagnare dalla figlia e, una volta lì, non vi era più traccia dell’accaduto, tranne qualche goccia di sangue sparsa qua e là. Tutto era finito, e col passare dei giorni tutto ritornò alla normalità. Ritornò il marito, le raccontò l’accaduto, ma tutto oramai era passato, praticamente se ne dimenticò. Dopo qualche anno la signora, però, cominciò ad avere gli attacchi di panico, così definiti dal medico, quando andò a farsi visitare. Nonostante la cura, psicofarmacologica, i suoi attacchi continuarono, anche se in forma più lieve. Ma non ne poteva più dei farmaci così provò varie forme di psicoterapia, fino a quando una “Maga”, alla quale si era rivolta, per disperazione, le rubò molti soldi facendole capire indirettamente fino a che punto la sofferenza l’aveva spinta. Il suo primo attacco di panico comparve quando sua figlia, due anni dopo l’accaduto, si comprò una macchina nuova. Il cruscotto era molto bello, e la colpì, soprattutto, il contagiri del motore che assomigliava ad una sveglia. Durante il “Reset psicologico” capì che l’inconscio aveva associato la sveglia, che teneva in camera da letto, con il contagiri della macchina. Cosa vuol dire? Vuol dire che l’inconscio le aveva fatto avere un ricordo attraverso le sensazioni di paura di quella mattina. Il ricordo emotivo negativo, dunque, viene vissuto come un attacco di panico, ma non è altro che il ricordo attraverso l’associazione di quell’evento che, accompagnato da paura come reazione fisiologica, si ripresenta in maniera del tutto inaspettata ed illogica. E , allora, non si può semplicemente soffocare la sensazione disturbante con i farmaci, ma va eliminato il “ricordo emotivo” attraverso quei canali dell’inconscio che contengono i “Frammenti emotivi” responsabili del, cosiddetto, attacco di panico che altro non è che una reazione normale dell’inconscio. Se la figlia non avesse comprato quel tipo di macchina, con il contagiri del motore simile alla sveglia della madre, la signora non avrebbe avuto quel ricordo emotivo. Tutti siamo predisposti agli attacchi di panico, in quanto tutti possiamo avere i ricordi emotivi inconsci più o meno intensi. Anzi molto probabilmente neanche ce ne accorgiamo di averli, in quanto molto leggeri, tanto da percepirli come fastidi o nervosismi incomprensibili. Allora, definire un ricordo inconscio un attacco di panico, è come sentirsi condannati per sempre, perché si pensa che sia quasi impossibile venirne fuori, ma quando si comprende che con il “RESET PSICOLOGICO” , da un minimo di una seduta al massimo cinque, quel ricordo può essere sciolto attraverso la consapevolezza dell’evento passato, scaricandolo emotivamente, e tutto ritorna immediatamente alla normalità, le cose cambiano. La persona avrà dei ricordi consci, circa l’accaduto, senza, però, provare più alcuna sensazione disturbante. Ma una cosa voglio dire a chi non ha, ancora, fatto il “Reset”, in quel momento domandatevi: “quando ho provato queste sensazioni di paura?” La risposta, con vostra grande sorpresa, vi farà avere l’immagine di un evento traumatico che avevate dimenticato. Provateci e vi renderete più consapevoli dei vostri ricordi inconsci. Con questa domanda le emozioni non svaniranno subito, ma vi sentirete più sicuri circa quel malessere incontrollabile.

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